Riduzione del trattamento nei bambini e giovani adulti con leucemia linfoblastica acuta a basso rischio definita in base alla malattia minima residua
La malattia minima residua è il predittore più sensibile e specifico del rischio di recidiva in bambini con leucemia linfoblastica acuta durante la remissione.
Uno studio ha valutato se l’intensità del trattamento possa essere aggiustata in bambini e giovani adulti dopo una stratificazione del rischio basata sulla malattia minima residua.
Nel periodo 2003-2011, sono stati reclutati bambini e giovani adulti ( età 1-25 anni ) con leucemia linfoblastica acuta del Regno Unito e Irlanda.
I pazienti eleggibili sono stati classificati in gruppi di rischio standard, intermedio e alto in base alla combinazione dei criteri del National Cancer Institute ( NCI ), delle caratteristiche citogenetiche e della risposta precoce alla terapia di induzione, valutata con la conta dei blasti del midollo osseo prelevato al giorno 8 ( pazienti ad alto rischio secondo i criteri NCI ) e 15 ( pazienti a rischio standard secondo i criteri NCI ) dopo l’inizio dell’induzione.
Nei pazienti a rischio standard e intermedio è stata valutata la malattia minima residua.
Quelli classificati come a basso rischio secondo la malattia minima residua ( malattia minima residua non-visibile alla fine dell’induzione [ giorno 29 ] o visibile al giorno 29 e divenuta non-visibile alla settimana 11 ) sono stati assegnati a ricevere 1 o 2 cicli di intensificazione ritardata.
I pazienti hanno ricevuto terapia di induzione, consolidamento e mantenimento prima dell’inizio dell’intensificazione ritardata.
L’intensificazione ritardata consisteva in Asparaginasi pegilata al giorno 4; Vincristina, Desametasone ( a settimane alterne ) e Doxorubicina per 3 settimane; e 4 settimane di Ciclofosfamide e Citarabina.
La randomizzazione è stata stratificata in base ai risultati di malattia minima residua, e bilanciata per sesso, età e conta delle cellule bianche alla diagnosi con il metodo della minimizzazione.
Pazienti, medici e personale addetto all’analisi dei dati erano a conoscenza del gruppo di assegnazione.
L’esito primario era la sopravvivenza libera da eventi, definita come tempo alla recidiva, tumore secondario o decesso.
Lo scopo era escludere una riduzione del 7% nella sopravvivenza libera da eventi nel gruppo al quale era stato somministrato un ciclo di intensificazione ritardata rispetto a quelli ai quali erano stati somministrati 2 cicli di intensificazione ritardata.
Le analisi sono state condotte per intention-to-treat.
Dei 3207 pazienti registrati nello studio generale, 521 pazienti a basso rischio in base alla malattia minima residua sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere 1 ( n=260 ) o 2 ( n=261 ) cicli di intensificazione ritardata.
Il follow-up mediano di questi pazienti è stato di 57 mesi.
Non sono state osservate differenze significative nella sopravvivenza libera da eventi tra il gruppo al quale era stata somministrata 1 intensificazione ritardata ( 94.4% a 5 anni ) e quelli ai quali ne erano state somministrate 2 ( 95.5%; odds ratio non-aggiustato, OR=1.00; p a 2 code=0.99 ).
La differenza nella sopravvivenza libera da eventi a 5 anni tra i gruppi è stata pari al 1.1%.
In totale, 11 pazienti ( recidiva attuariale a 5 anni 5.6% ) nel gruppo 1 intensificazione ritardata e 6 ( 2.4% ) nel gruppo 2 intensificazioni ritardate sono andati incontro a recidiva ( p=0.23 ).
Tre pazienti ( 1.2% ) del gruppo 2 intensificazioni ritardate sono deceduti per cause legate al trattamento rispetto a nessun paziente nel gruppo 1 intensificazone ritardata ( p=0.08 ).
Non sono emerse differenze significative tra i gruppi per quanto riguarda eventi avversi gravi ed effetti tossici di grado 3 o 4; tuttavia, il secondo ciclo di intensificazione ritardata è risultato associato a 1 ( inferiore a 1% ) decesso correlato al trattamento e 74 episodi di effetti tossici di grado 3 o 4 in 45 pazienti ( 17% ).
In conclusione, la riduzione del trattamento è possibile per bambini e giovani adulti con leucemia linfoblastica acuta considerati a basso rischio di recidiva in base alla rapida clearance della malattia minima residua al termine della terapia di induzione. ( Xagena2013 )
Vora A et al, Lancet Oncol 2013; 14: 199-209
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